Zenati Pietro [Verona, 1828 - 1908].
Avvocato, ancora studente presso l’Università di Padova, nel 1848 si arruolò volontario nella Legione dei Crociati padovani. Partecipò ai combattenti di Sorio e di Montebello, poi alla difesa di Vicenza, come aiutante del colonnello Zanellato. Caduta la città, accorse alla difesa di Venezia, rimanendo per qualche tempo a Marghera come ufficiale d’ordinanza del generale Pepe. Dopo la capitolazione del capoluogo lagunare (27 agosto 1849), tentò invano di passare in Piemonte e fece dunque ritorno in famiglia a Verona. Qui iniziò la sua attività cospirativa, entrando a far parte e poi presiedendo il comitato nazionale scaligero (in stretto collegamento con il comitato centrale di Torino), animato da un altro patriota padovano strettissimo amico e compagno d’armi dello Zenati, Alberto Cavalletto. Pietro si distinse anche durante i processi di Mantova, riuscendo a corrompere il famoso carceriere Casati, che gli permise di penetrare travestito nelle prigioni del castello di San Giorgio e di incontrare non solo l’amico Cavalletto, ma anche i detenuti veronesi Girolamo Caliari e Pietro Paolo Arvedi, oltre che Tito Speri e Carlo Montanari prima della loro esecuzione. Arruolatosi nell’esercito piemontese, partecipò alla campagna del 1859 e prese parte alle battaglie di Ancona e Capua, dove meritò parecchie medaglie (raggiungendo nel 1888 il grado di colonnello). Con lo pseudonimo di Matteo si rese inoltre protagonista di rischiose missioni di spionaggio e di raccolta di informazioni. Dopo la battaglia di San Martino e Solferino (24 giugno 1859), convinto come tutti allora che i franco-piemontesi marciassero verso Verona, riuscì a contattare un ufficiale austriaco, il quale gli fornì preziosi documenti e disegni relativi alle fortificazioni della città. Con un’audace e rocambolesca fuga notturna attraverso il lago di Garda, lo Zenati riuscì a consegnare la documentazione a Vittorio Emanuele in persona accampato a Rivoltella, e a Napoleone III acquartierato a Cavriana. Ancora, in previsione della guerra del 1866, Matteo-Zenati fu capace di raccogliere informazioni sui movimenti militari austriaci e di recapitarle al comando italiano. Sfortunatamente, alla vigilia della battaglia di Custoza (24 giugno 1866), i vertici militari non tennero in debito conto tali indicazioni e si fecero fatalmente sorprendere dalle mosse austriache. Morto nel 1908 nella sua abitazione di Verona, Pietro Zenati fu uno dei pochi combattenti contro l’Austria a non essere mai né arrestato né processato.