Forte Parona

 

Nome originale: Werk Erzherzog Albrecht.

Nome italiano (dopo il 1866): Forte Parona.

Anno di costruzione: Tra il 1859 e il 1860.

Armamento: 28 cannoni.

Guarnigione: 450 fanti e 70 artiglieri.

Dove si trova: Dall'abitato di Chievo si imbocca prima via Turbina e poi, girando a destra, via Boscomantico. Dopo un paio di chilometri, costeggiando l’Adige, si arriva in prossimità di un’area di proprietà del demanio. Da qui si può accedere all'opera, anche se lo stato di conservazione attuale è molto precario e la vegetazione si è in pratica impadronita del forte, crollato in molte parti.

Descrizione: Intitolato all'arciduca Albrecht, feldmaresciallo, comandante di una divisione nella guerra del 1849, e infine comandante dell'armata d'Italia, durante la terza guerra di indipendenza, questo fortilizio fu improntato, già al principio del 1859, in stile semipermanente. Solo in seguito venne trasformato in opera permanente, con muri distaccati, caponiere e coperture casamattate. Anche questo era un grande forte a tracciato poligonale misto, con ridotto centrale. Situato poco a monte del ponte ferroviario, quasi a contatto con la riva destra dell'Adige, faceva sistema con il forte Chievo. Inoltre, per la notevole distanza dal corpo di piazza, fu pensato come un caposaldo autosufficiente in grado di diventare il cardine settentrionale del secondo campo trincerato. La funzione principale di forte Parona era di presidiare il ponte della ferrovia che arrivava da Bolzano, inoltre dominava la doppia grande ansa dell'Adige, da Settimo di Pescantina a Chievo, un tratto favorevole al passaggio del fiume da parte di eventuali assedianti. Il grande ridotto casamattato, a pianta circolare, si elevava su un solo piano; il piano terra, oltre a contenere i ricoveri per la numerosa guarnigione, e varie attività di servizio, era predisposto per la difesa. Nel cortile interno al ridotto era stato scavato un pozzo per la riserva d'acqua, mentre un altro era all'interno del ridotto stesso e altri due erano accessibili negli angoli opposti del piazzale. Sul poligono d'impianto ottagonale era modellata l'opera principale da combattimento: il terrapieno, le traverse casamattate, e le postazioni a cielo aperto per le artiglierie da fortezza.

 

Arch. Fiorenzo Meneghelli