Montanari Carlo

Montanari Carlo [Verona, 1810 - Belfiore (Mn), 1853].

 

Figlio di Ferdinando e Giulia Trevano. Patriota italiano e benefattore, fu uno dei martiri di Belfiore. Di nobili origini, possidente, si dedicò alla scienza e di professione era ingegnere. Fu direttore della Casa d’Industria, istituto per la rieducazione sociale. Nel 1842 si iscrisse alla Società Letteraria di Verona divenendone il conservatore nel 1850. Presso la Letteraria tenne rapporti con personaggi di spicco della cultura e della politica scaligera, tra cui Aleardo Aleardi, Giulio Camuzzoni, Angelo Messedaglia, Gaetano Trezza, Cesare Betteloni. Fu anche assiduo frequentatore della Libreria Cesconi, noto luogo di circolazione di idee liberali e punto di ritrovo di numerosi veronesi di sentimenti antiaustriaci. Nel 1848 era tra gli affiliati alla ‘Commissione segreta di Verona’, un gruppo di patrioti presieduti da Domenico Foroni che progettava di far insorgere la città, in concomitanza con l’arrivo delle truppe piemontesi impegnate nella battaglia di Santa Lucia (6 maggio 1848). Nell’autunno del 1851 il Montanari si adoperò alacremente per la liberazione del fratello Giovanni Battista, arrestato e processato con l’accusa di diffusione di stampe rivoluzionarie, facendo leva sulla sua amicizia con il vescovo Pietro Aurelio Mutti, divenuto poi patriarca di Venezia. Nello stesso anno presiedeva il neonato comitato democratico veronese, un circolo di stampo mazziniano, filiazione diretta di quello costituito a Mantova da don Enrico Tazzoli, fraterno amico del Montanari. Sospettato di essere un cospiratore, fu arrestato e condannato il 28 febbraio 1852 a scontare otto mesi di carcere per lettura e possesso di stampe ‘sovversive’, ma alla fine di aprile la pena gli veniva condonata e poteva così tornare in libertà. Imprigionato nuovamente la sera dell’8 luglio, Carlo Montanari fu trasferito dapprima a Venezia e poi a Mantova, dove resistette lungamente agli interrogatori, ma infine fu riconosciuto come il principale responsabile delle azioni eversive del comitato veronese. Condannato a morte per alto tradimento, fu impiccato a Belfiore il 3 marzo 1853.