Serego Alighieri Maria Teresa

Serego Alighieri Maria Teresa [Verona, 1812 - Ronzano (Bo), 1881].

 

Figlia del conte Federico e della nobildonna Anna da Schio, nota per le sue idee liberali e per il suo esclusivo salotto, in cui si raccoglievano elementi di spicco della carboneria non solo veronese, ma anche lombarda. Grande appassionata di archeologia, Anna trasmise alla figlia non solo l’amore per le antichità e il culto dei classici (facendole conoscere poeti come Vincenzo Monti e Ippolito Pindemonte), ma anche i suoi ideali di libertà. Maria Teresa era ancora una bambina quando, per volere della famiglia, fu sottratta alle cure della madre, la quale aveva partecipato attivamente ai moti carbonari del 1821. A nulla servirono le rimostranze del padre. La piccola fu affidata al convento veneziano della Visitazione, retto dalle suore salesiane francesi. Qui, seguendo le rigidissime norme che regolavano il monastero, fu costretta a vivere tra privazioni e difficoltà che la segnarono per tutta la vita (l’umidità della sua cella le procurò fastidi respiratori). Tornata sotto la tutela familiare, la sua educazione si giovò degli insegnamenti degli intellettuali amici della madre. Tra il 1829 e il 1840 visitò le maggiori città italiane e si trasferì a Venezia al seguito del padre. Tornò a Verona verso la fine del 1840, dove ricevette la richiesta di matrimonio da parte del cugino Giovanni Gozzadini, studioso di storia e futuro senatore del Regno d’Italia. A malincuore seguì il marito a Bologna; ma dal 1843, anno in cui scoppiano le prime rivolte in quella città, iniziò a legarsi alla causa degli insorti, organizzando uno sciopero ad oltranza di tutta la popolazione contro l’invasore. Durante un lungo soggiorno a Napoli ebbe modo di mettersi in contatto con circoli patriottici ispirati ai fratelli Poerio, al Del Re e al D’Ayala, in cui apprese delle inumane condizioni in cui vivevano le genti locali. Questi racconti le ispirarono un libro di enorme successo, ma che finì immediatamente nelle liste di tutte le polizie. Il manoscritto fu consegnato allora al segretario di Cristina di Belgioioso affinché fosse pubblicato sull’Ausonio a Parigi. Con il ritorno di Garibaldi dall’Uruguay, Maria Teresa iniziò a spronare i giovani alla lotta per la libertà, a raccogliere fondi, a reclutare volontari nella sua stessa casa, fornendo loro vitto ed equipaggiamento. Dopo il fallimento della prima guerra d’indipendenza e dei moti del 1848, offrì protezione nel suo eremo di Ronzano, località fuori Bologna dove era andata a vivere, a molti rifugiati in fuga dalla repressione austriaca, tra cui lo stesso Aleardo Aleardi. Nel 1859 la notizia della pace di Villafranca tra Napoleone III e Francesco Giuseppe, che escludeva Verona e il Veneto dai territori liberati dal dominio austriaco, fece cadere Maria Teresa in un profondo stato di depressione, aggravata anche dalle difficili condizioni di salute. Solo la partenza di Garibaldi per la spedizione dei Mille riuscì a farla gioire nuovamente. Pur non potendo assistere di persona alla partenza degli austriaci da Verona, essa riuscì ad essere presente nella sua amata città natale il giorno in cui fece il suo ingresso il re Vittorio Emanuele II.