Merighi Vittorio [Verona, 1817 - 1891].
Poeta e soldato del Risorgimento veronese. Studiava Giurisprudenza presso l’Università di Padova, quando nel 1839 fu arrestato dalla polizia austriaca, preoccupata per i suoi esuberanti sentimenti patriottici. Dopo due mesi di carcere a pane e acqua, fu costretto ad arruolarsi come soldato semplice nelle file dell’esercito austriaco. Inquadrato in un reggimento di fanteria, fu spedito insieme ad altri amici in Boemia dove prestò servizio per due anni. Tornato a Verona, riprese con ancora maggiore fervore la sua attività patriottica, sia inscenando clamorosi tumulti antiaustriaci durante le rappresentazioni del Teatro Filarmonico, sia attraverso la scrittura di poesie ispirate agli avvenimenti politici cittadini o nazionali. Celebri sono il poemetto intitolato Mosè, dedicato al neoeletto papa Pio IX, e la sua ode contro il giudice Salvotti, che aveva diretto i processi contro i primi condannati allo Spielberg e che ebbe una notevole diffusione. Quest’ultimo componimento gli costò l’esilio in Svizzera. Da qui tornò solo per prendere parte come capitano del reggimento Cacciatori del Sile alla difesa di Venezia nel biennio 1848-1849. Egli partecipò a tutti i più aspri combattimenti svoltisi attorno alla città, distinguendosi sempre tra i più valorosi. Purtroppo dopo la capitolazione del capoluogo lagunare Merighi (insieme a Costantino Canella) non figurava nel novero di quei patrioti veronesi che ricevettero l’amnistia dall’Austria. Pertanto fu costretto a tornarsene a Lugano, trasferendosi poi stabilmente a Torino. Nel biennio 1859-1860 egli non combatté nell’esercito regolare, ma collaborò con i servizi segreti sabaudi nel temerario tentativo – rivelatosi in seguito anche inattuabile – di far cadere la fortezza di Verona nelle mani del Piemonte.